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Colli Orientali del Friuli: siamo in provincia di Udine, tra il capoluogo e il confine sloveno. Zone cariche di storia ma non solo: colline pietrose ma generose con chi le sa lavorare e, da sempre, zone di grandi vini. L'Azienda Agricola Roberto Scubla è nata qui, a Ipplis di Premariacco, non lontano da Cividale, e si può ben dire che è il frutto esclusivo della passione di un uomo che ha realizzato quello che per tanti resta solo un sogno: lasciare un lavoro sicuro ma non amato e dedicarsi a quello che da sempre si desiderava fare. Roberto Scubla ha fatto questo: ha detto addio alla scrivania in banca e ha deciso di essere viticoltore anche se, probabilmente, lo era sempre stato, fin da quando, ancora bambino, era affascinato dalle vigne dello zio. Siamo nel 1991 e Scubla, grazie all'aiuto dei familiari, acquista alcune vecchie vigne di un'azienda semiabbandonata a Ipplis, su una collina dalla quale si gode un panorama meraviglioso. Si tratta di rimettere in sesto vigneti ormai vecchi e di ristrutturare una cantina, così come la casa rustica: un'impresa non facile soprattutto per un neofita, ma con l'aiuto delle persone giuste, tra cui l'enologo Gianni Menotti, Enzo Monutti e Alex Martincich, la storia ha inizio. A distanza di poco più di 20 anni si può dire che la scelta coraggiosa di Roberto Scubla è stata premiata dal successo. Oggi la sua azienda è un piccolo gioiello: 12 ettari di vigneti, una cantina moderna con una zona interrata per l'affinamento in botte, un bellissimo rustico ristrutturato nel rispetto delle strutture originarie e in grado di accogliere ospiti nel migliore. E, soprattutto, Scubla produce grandi vini; una produzione limitata, circa 60.000 bottiglier all'anno, per due terzi composta da vini bianchi e con un prodotto di punta: il Cratis, Verduzzo Friulano passito, che deve il suo nome ai graticci usati per l'appassimento delle uve, gli stessi sui quali i contadini friulani allevavano i bachi da seta.
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Cràtis Verduzzo Friulano 2009
DOC Friuli Colli Orientali
Scubla
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Il connubio tra viticoltura friulana e verduzzo è antico e storico e ha scandito la vita contadine locale già a partire dal ‘400. È celebre un banchetto del 6 giugno 1409 in onore di Papa Gregorio XII, che presiedeva ll Concilio Generale di Cividale, durante il quale venne servito anche il “Verduzzo” di Faedis e il “Ramandolo” di Torlano.
Le cronache raccontano che il Verduzzo superò abbastanza agevolmente l’ondata di malattie della vite che nella seconda metà dell‘800 flagellarono tutto il vigneto italiano ed europeo. Ripercorrendo sempre i documenti storici, il Verduzzo era considerato in Friuli un’ottima uva da allevare insieme al Picolit: quest’ultima, a causa dell’aborto floreale, ha sempre una scarsa produzione, sicché già il Perusini, nel 1935, ne consigliava l’allevamento al nostro Verduzzo, considerato un ottimo impollinatore.
Esistono due biotipi di verduzzo friulano: uno “verde”, che dà origine a vini secchi e dal corpo leggero, di discreto corredo aromatico, e uno “giallo”, noto per la sua prorompenza aromatica e la capacità di donare acidità e grande dolcezza ai vini che se ne ricavano. Proprio da questo biotipo deriva anche il famoso Ramandolo, un altro celebre biotipo del Verduzzo
Solo 3000 mezze bottiglie per questo verduzzo friulano in purezza che viene allevato su terreni collinari, di carattere marnoso, con esposizione a est e sud con una densità di 4000 ceppi per ettaro. Dopo la vendemmia, che solitamente avviene verso la fine di settembre, i grappoli vengolo lasciati appassire sotto un tettoia sapientemente esposta a nord-est, in modo tale che i vendi di Bora, particolarmente freddi e secchi, riescano in modo naturale ad appassire l’uva. Se le rese in vigna oscillano tra i 60/65 quintali per ettaro, tra novembre e dicembre, dopo l’appassimento, si riducono in modo drastico tanto che da un quintale di uva si ottengono solo 18 litri. Dopo la fermentazione in barrique, sia nuove che di secondo passaggio, che dura circa un mese, il vino è pronto per essere imbottigliata, senza subire alcun travaso.
Passiti: non solo cantuccini e pasta di mandorle, please! A cura di Franco Ziliani
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Color ambra, di bella luminosità, ha un corredo aromatico ricco e sfaccettato. Non si dona immediatamente, quasi arcigno, ma con il giusto scorrere dei minuti si apre garbato, mai esuberante, ma con bella precisione ed eleganza. Le note di miele, di erica e castagno, si fondono con vero e proprio bouquet floreale di grande fascino. Tocchi balsamici e delle delicate sfumature di albicocca disidratata chiudono un quadro olfattivo intrigante, mai urlato. Al palato ha un ingresso delicato, di discreta freschezza e grande morbidezza e avvolgenza.
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