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L'azienda Dario Coos è in provincia di Udine, in località Ramandolo nel comune di Nimis. Dario Coos ha fondato l'azienda nel 1986: rappresenta la quinta generazione di vignaioli che, dall'inizio dell'Ottocento, producono vino sui colli di Ramandolo Un’azienda il cui vero cuore è la famiglia, perché di padre in figlio si tramanda la conoscenza dei ritmi, delle stagioni e dei gesti che richiedono i loro vini. Ecco la filosofia Coos: dare senso alla tradizione e alle tecniche di un tempo, alla ricerca dell’originario, autentico Ramandolo, sperimentando nuovi percorsi e antichi materiali. Oggi l’azienda è guidata da una dinamica S.r.l., con Dario Coos fra i soci, ha impianti moderni e nuove cantine, ma vendemmia ancora a mano (e come altrimenti, fra le strette terrazze di quei ripidi pendii?), secondo le fasi e i tempi di una volta, vinificando solo uve dei propri vigneti (poiché “ognuno ha l’uva che si merita”, dicono da queste parti), secondo una sapienza che del Ramandolo è l’anima, la profondità, il futuro. L'enologo è Andrea Pittana. Gli ettari vitati sono 11, per una produzione annua di circa 60.000 bottiglie. Le etichette prodotte sono 14.
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Romandus 2009
IGT Venezia Giulia
Dario Coos
Con l'acquisto di questo prodotto è possibile raccogliere 2 punti fedeltà (regolamento).
Il Romandus, dall'annata 2009, non è più un Ramandolo DOCG, ma bensì un Venezia Giulia Bianco IGT. Questo per una scelta dell'azienda che, avendo già altri 2 Ramandolo DOCG tra i suoi vini, decide di fare un prodotto un po' diverso, passando dall'utilizzare uve di Verduzzo Giallo (Verduzzo Friulano) in purezza, ad un uvaggio con in minima parte anche Moscato Giallo e Traminer Aromatico.
Il Ramandolo è un passito dall'origine antica, come quella del vitigno Verduzzo Friulano con cui è fatto.
Recenti studi condotti presso l’Università di Udine dai professori Zironi e Peterlungher sul DNA della vite, hanno permesso di indagare l’origine di questa pianta e di ricostruire il suo viaggio, partendo dal luogo iniziale, il Medio Oriente. Da qui, durante i millenni, attraverso la zona temperata a nord del Mar Caspio e del Mar Nero, la Romania, l’Ungheria, è giunta fino alle zone collinari del Friuli.
Fino a diventare un vitigno autoctono che, nella varietà Verduzzo Giallo è considerato presente in queste zone prima dell’arrivo dei romani.
Papa Gregorio XII°, durante il Concilio del 1409, lo volle nella lista dei vini che venivano serviti durante i convivi.
Nel 1532 il Friuli Venezia Giulia venne attraversato dal corteo dell’Imperatore Carlo V che aveva anche alcuni possedimenti nella regione. Per uno dei banchetti ufficiali che si allestì in suo onore venne impiegata una cifra esorbitante: 5000 ducati d’argento. Per l’occasione si scelse il “Vino di Tarcento” che era appunto il Ramandolo. Questo vino era considerato raffinatissimo, dal costo così elevato, 5 soldi la boccia, da essere accessibile solo a pochi privilegiati.
Nei decenni e secoli successivi, il vino prodotto veniva posto in piccole botti, caricate su carri trainati da cavalli e venduto in Austria e Germania.
Nel secolo scorso, James Joyce, nell'"Ulysses" scrive : "Pigiare nel tino grappoli d'oro. Il calore del sole, ecco che cosa è". , con evidenti riferimenti al Ramandolo. Ricordiamo infatti che l'autore irlandese visse parecchio tempo in Friuli ed a Trieste in particolare.
La zona di produzione è molto piccola e comprende parte dei territori dei comuni di Nimes e Tarceto.
La produzione totale di Ramandolo è intorno alle 300.000 bottiglie.
Nel 2001 viene riconosciuta la DOCG Ramandolo.
Il Romandus 2009 Venezia Giulia Bianco IGT è un uvaggio all' 85 % di Verduzzo Friulano, al 10 % di Traminer Aromatico e al 5 % di Moscato Giallo.
Vendemmia tardiva a metà novembre, a cui segue un appassimento sui graticci fino a gennaio.
Spremitura soffice e fermentazione in barrique di rovere.
Gradazione alcolica del 13,5 % .
Le bottiglie prodotte sono state circa 1.500.
E' un vino da meditazione, che si accompagna molto bene a fois gras e formaggi erborinati sposati con miele o marmellata di fichi.
Passiti: non solo cantuccini e pasta di mandorle, please! A cura di Franco Ziliani
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Visivamente il primo impatto è solare, con un vino di colore giallo dorato, con qualche lieve accenno di riflessi ambrati.
I profumi sono intensi ma estremamente delicati.
Evidente al naso il miele ma anche la resina, i piacevoli sentori di pasticceria, di creme naturalmente, spezie e frutta secca. Una lieve nota agrumata, di mandarino.
Anche in bocca è estremamente interessante, inizia morbido, appena dolciastro e chiude con una nota amarognola gradevole ed intrigante.
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