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Nel panorama, non ricchissimo, ma fortunatamente in aumento nel corso dell’ultimo decennio, delle aziende valdostane, con le sue 230.000 bottiglie annualmente prodotte, Les Crêtes, nata nel 1989 ad Aymavilles a nord di Aosta, è la più grande azienda privata operativa sul territorio regionale. Creata da Costantino Charrère, già professore di ginnastica e maestro di sci, ed erede di una dinastia che da cinque generazioni si occupa di produzioni agroalimentari, Les Crêtes è stata la continuazione del lavoro appassionato di produttore di vino svolto nelle antiche cantine di Via Moulins da Antoine Charrère, che già negli anni Sessanta scelse una strada pioneristica del vino di assoluta qualità con crus vinificati separatamente, l’indicazione delle posizioni geografiche di ciascun vigneto e soprattutto la scelta di campo di mantenersi fedele a quei vitigni autoctoni come il petit rouge, il fumin, il prié rouge, il tinturier, la premetta, che segnano la grandezza e la biodiversità della produzione vitivinicola vallesana. In poco più di vent’anni, quando a Costantino Charrère e alla moglie Imelda sono entrate in azienda anche le figlie Elena ed Eleonora, l’impegno produttivo è cresciuto ed i vigneti ad elevate densità di impianto posti lungo l’asse orografico della Dora Baltea nei comuni di Saint Pierre, Aymavilles, Gressan, Sarre, Aosta e Saint Christophe, hanno raggiunto l’estensione, considerevole data l’alta frammentazione delle superfici vitate, di 25 ettari. Cuore dell’azienda, dove è collocata anche la cantina, la splendida e panoramica collina del Côteau la Tour caratterizzata da una torre medievale, abitata sino al secolo scorso da un eremita del villaggio, ben visibile alla sinistra dell’uscita del casello Aosta ovest, arrivando da Torino. Pioniere della filosofia dei vini naturali Charrère si è fortemente impegnato per difendere la specificità dei piccoli vignaioli indipendenti sia a livello regionale, nell’associazione dei Viticulteurs Encaveurs, sia nazionale, come presidente della Fivi. Nella gamma produttiva aziendale accanto ai vini da autoctone (Petit Rouge, Fumin, Petite Arvine, Gros Rouge, Cornalin, Mayolet, Prëmetta) hanno spazio e offrono ottimi risultati vini da vitigni internazionali (Pinot Noir, Chardonnay, Syrah).
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Moscato Passito Les Abeilles 2009
DOC Valle d'Aosta o Valee d'Aoste
Les Cretes
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Ottenuto dalla varietà aromatica a bacca bianca Muscat Petit Grain, della famiglia dei Moscati, il Moscato passito Les Abeilles (nome che significa “le api” in francese, per sottolineare come le api apprezzino particolarmente la dolcezza di queste uve), da vigneti ad alta densità e bassa resa posti da 600 e 950 metri di altezza su terreni morenici, sciolti, sabbiosi e in pendenza, con esposizione Nord-Ovest e Sud, nei comuni di Gressan ed Aymavilles. Le uve vengono vendemmiate molto tardivamente a novembre, in diversi passaggi, selezionando attentamente i singoli grappoli ed acini. La vinificazione prevede una pressatura soffice e all’appassimento delle uve in pianta segue una fase di asciugatura e concentrazione in fruttaio), una lunga fermentazione di 45 giorni in acciaio inox a temperatura controllata, seguito da affinamento di 6 mesi in bottiglia in cantina. La prima annata prodotta è stata il 2000 e la produzione, in bottiglie da 0,375, è di 2400 unità. Vino da meditazione e da fine pasto, da centellinare e gustare senza fretta, questo Moscato passito si abbina a pasticceria secca (le classiche tegole valdostane, torcetti) a torte alle mandorle o alle nocciole, a crostate di frutta, ma si esprime bene anche se accostato a formaggi come il Bleu d’Aoste ed il Gorgonzola.
Passiti: non solo cantuccini e pasta di mandorle, please! A cura di Franco Ziliani
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Colore giallo oro squillante di spettacolare luminosità e brillantezza con riflessi di grande vivacità. Naso intensamente varietale, freschissimo, fragrante, aereo, con note di agrumi canditi, nocciola fresca, fiori e fieno di montagna, miele di acacia, un naso intenso, con la freschezza, l’incisività e la leggerezza di un vino di montagna, con sfumature carezzevoli di spezie, fiori d’arancio erbe aromatiche, salvia, accenni di anice stellato, di crema pasticcera e di erbe alpine. Attacco in bocca incisivo, scattante, freschissimo con una vena minerale salata ben precisa, una nota di mandorla di gran nerbo e verticalità, gusto delicato, ricco di sapore, con persistenza lunghissima, bella fluidità, facilità di beva e perfetto equilibrio, con l’alcol a dare solo una leggera grassezza e spessore al vino, ma senza essere mai protagonista. Bello il finale lungo, vivo e ben teso, con un affascinante gioco dolce salato in bocca che dà vivacità, scatto, tensione al vino, dalla dolcezza perfettamente calibrata.
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